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mercoledì, febbraio 07, 2007


"Vorrei essere una canzone alla radio,
QUELLA che ti fa alzare il volume
"
[Pearl Jam, Wishlist]


Vorrei essere QUELLA che ti fa alzare il volume, della radio, della vita. Vorrei essere QUELLA che ascolti, quando leggi. Vorrei e sono QUELLA: singolare e femminile. Quella che NON può scrivere con intento di denuncia. Mi è stato scritto. Per il mio bene? Se Quello, il NON-letterato, il NON-addetto ai lavori ha letto e mi ha letto, come può parlare di maschio offeso, di maschio-mostro che non si può fissare – negli occhi e nella carta? Io sono QUELLA che vuole cambiare QUESTE realtà, quelle de-scritte. QUELLO si preoccupa di inviarmi una mail di protesta perché "non [gli] piace come ho descritto i suoi coetanei". E io dovrei tacere? Scusa, ma vorrei salvare – non: passare sotto silenzio.

QUELLO [e qui – il paradosso] è fanatico di Vasco Rossi. QUELLO lo ascolta? Lo LEGGE – Blasco? QUELLO non regge una donna. QUELLA che ha definito "Donna", ma che non versifica aspettando il Principe Azzurro, quella che ha il suo – cavallo. E lo monta, da Amazzone e smonta – il Principe: a colpi di penna!


"Di noi hanno fatto ciò di cui avevano bisogno.
Di te l’eroe, di me la donna malvagia.
Così hanno allontanato l’uno dall’altra"
[Christa Wolf, Medea]



Credi sia stato facile? Facile non essere docile? Credi che scrivere non sia un lavoro? L’opera non opera? Il tuo impiego è più utile? È probabile. Non è certo e di certo, non mi piego e dispiego parole. Le parole che ti prendono come spunto, le parole che ti rendono sunto: simbolo del LETTO – come luogo del fisico e non della mente! Parole di donna che s’indegna. Parole di donna che s’interroga e se le mie parole di donna valgono poco, se non servono alla vita, se non sono degne del titolo "impiego" – ma ti disturbano: sono andata a segno.

E ti segnalo parole [di Vasco Rossi] a cui dovresti prestare occhio/orecchio

E poi mi parli di una vita insieme/Di una casa di bambini/Del nostro amore/E di me che vado a lavorare [argomenti di conversazione]

Ma che ne sai tu di un mondo/che si può vivere soltanto/se stai attento a dove metti i piedi/E a ogni volta che usciamo/Mi dici che tuo padre/vuole sapere che cosa intendo fare/Ma che ne sa lui di fare/ Se tutta la vita/Non ha fatto altro che stare a guardare/ [rifiuto dell’imposizione per principio,invito all’azione]

Io vorrei che tu/Che tu avessi qualcosa da dire/Che parlassi di più/Che provassi una volta a reagire
Ribellandoti a quell’eterno incanto/Per vederti lottare/Contro chi ti vuole così/Innocente e banale /donna...[invito al pensiero e all’espressione di pensiero, di peso]

Donna sempre uguale, donna.../Donna per non capire, donna.../Donna per uscire/Donna da sposare...[luoghi comuni che confinano]

No, senti!/Stammi a sentire un po’/ Non è te che detesto, in fondo sai/La colpa non è tua.../La verità è che al mondo tu servi così...[chiusa. Provocatoria o consolatoria?]

Maschio o Femmina, non conta – quando scrivi. Conta il quid.

Est: bella. Non quella: singolare e femminile. Plurale e guerra, di parola: Chiara Daino.



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