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martedì, giugno 26, 2007

TOTODAINO [a che gioco giochiamo?]

«Sei fortunata a meravigliarti ancora. Io non mi stupisco più» : sottotitolo [a verbale!] di una ruga. Lei mi ascolta e prova pietà per la strada che ho scelto. Per lei non si può cambiare: bisogna solo accettare. Subire: l' imperativo che l'ha piagata per anni [quasi ottanta]. E non capisce la mia voglia di resistere. Lei che si è lasciata vivere, non capisce come io possa credere – all'Arte pura, al mio stupore quando sento.
E ricevo [telefonate] e rimando [ai posteri] e rimetto: in gioco.
TO PLAY: sia giocare – suonare – recitare. E le regole? Tutto in gola? Non mi spiego? Io vomito: dato di fatto che non digerisco. Io descrivo e mi declino: presente! Sul palco, nella pagina.
Quando arrivo – arrivo. Si capisce la lettera chiara? Oscura? Emoziona? L'unica domanda è: chi la penetra?
In senso LETTERALE, è ovvio…
È troppo quando scopro – che l'unico interesse è: «chi se la scopa?». TOTODAINO: sono aperte le scommesse. E non basta. Chi si vanta – e innalza una cresta: ondata e reflusso. Vola basso, tesoro! Inizia a darmi fastidio. E l'ho già scritto: « tu l'hai vista senza vestiti. Nuda, Nikita – è ben altro». E rimane: critica negativa e peggiora [ti dici scrittore? Parlare di scritto, anziché di letto? ]. Il punto è: se mi chiama un amico [uno dei pochi] e ci si racconta il sesso, il vissuto, le menate – è un conto. Se chiama un collega e intona il "gira voce" , mi scuote il sangue. Vi riunite per il futuro del testo e vi concentrate su come gestisco il talamo? Stiliamo un bando per il prossimo "vincitore"? Vi compilo l'elenco dei passati "intrattenitori"? Almeno vergate un porno – erigete la mia vita a monumento, per dare dignità al vostro pene quotidiano. Faccio chi mi faccio e dico e non rinnego – ma scelgo il contesto: quello giusto. Vi manca il gusto. Il buon gusto di distinguere: osteria e poesia. La differenza è: le mie femministe colleghe [tutte rosee belle bambole] usano la penna smorta per imbrattare la tela – io sono vera. Pantera. Nuova razza che ringhia: siete patetici. Un'artista vivente – non è ancora l'ente astratto che si studia. E quanti punti vi da l'essere stati – compagni di carne? E quanti spunti…
E tanti saluti

«Le tue labbra – ah, le tue labbra»
Il bacio della sorte.


E mi volevi bere
– e acqua in bocca –
– e bionda in fiamme –

Li chiamavi: i baci
di dama [dolce e
proibito: peccato
di gola]

Con la bocca di Rosa
[lo sai] ti metto nel cosmo
In punta di lingua un passo
E salgo e scendo quando
Ti esplodo – l'orgasmo

Con la bocca Piena di
Versi – in canto per te
e di colpo: l'Immortale

Con la bocca Salata
ho pianto la cura: ogni
piccola piccola - ferita

***

e venne il quando
e il tempo muto
la festa si rende fiera
e si mostra: nel senso
– i denti!

Con la bocca della Verità
ho reciso la tua mano
morta – è la parola. Il
Giro di fede

Esco di schiena

Con la bocca Amara
ti lascio nel segno rosso
- un Accordo indelebile -


«Le mie labbra – ah, le mie labbra»
Il bacio della morte.




Chiara Daino:
e sono io a segnare: la tacca – sulla pistola – quella che spara [non scoppio a "Salve", a " Mai più rivederci"].


Nota a m'argine [rotto] : Ringrazio Franz Krauspenhaar per il suo Esco di schiena , per l'o-scena cronaca di quel che si raccontano i nostri "colleghi".

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