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lunedì, settembre 03, 2007

De Canta

[Chiara Daino ritratta da Pietro Millefiore]




LA
mia sagoma è [con smeriglio].
Strappo di lembi, nudo di lombi: quanTI AMO? – e non mi prendi e non abbocca – scena [madre maligna e natura matrigna]. Bella di lotte: ho vinto, mi appartengo. Salto: in lungo, in largo, nel vuoto che tanto [io mi basto e non resto – ferma]. Firma il tuo piatto: Fast – Sex, Faust – Food…
Margherita si sfoglia: lama, non l’ama! Mi ripeto: è di letto il mio che – se parata quando scrive, ti affonda.
Batte in testa e cambia: marciapartita. Tu continua a giocare


Io mi diverto a crescere].

Chiara Daino



CANZONE DELLA LUNA NUOVA

Io prospererò, e rimarrò, e anche se
i malevoli dicessero:
«Vorrei che fosse morto!»,
proprio come te risorgerò ogni volta;
come risorgi tu,
dopo che i rospi della notte
e i ramarri ti hanno divorata.
Tu torni sempre
e proprio come te
io tornerò



al momento giusto, ritornerò

Takelma



CANTO IL SE STESSO

Canto il se stesso, la semplice singola persona,
tuttavia pronuncio la parola Democratico, la parola In-Massa.

L'organismo da capo a piedi io canto,
né la fisionomia né il cervello sono degni da soli della Musa,
io dico che la forma completa è di gran lunga più degna,
e la Femmina canto come il Maschio.

Canto la vita immensa nella sua passione, impulso e forza,
felice per le azioni più libere sotto le leggi divine,
canto l'Uomo Moderno.

Walt Whitman


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