A te che presti l’occhio
[poso il lobo, l’obolo pesa: chi sente – paga!], passo la mano: scrivi!
Decanti tu, per me? Trapasso nel metro, scolpire il timpano – ti regge l’arco di Bellezza? E il segreto qual è? Dire bene e dire come? Ricordi la battuta? E «cosa vuoi fare da grande»? Il pezzo di carne? Bevi cara, tutto in gola! L’unico lavoro – per una donna di mestiere. Non ti seduco e non ti porto con me. Traduci il vento, se puoi. Non mi vedi? Il faro che voglio puntare è un terzo: un metro di bronzo. E la campana del miraggio suona per me: quarta di copertina, quinta praticabile e sesto senso (da i titoli!). Marcia continua, cambia direzione e vi stipa in vano di specchi. Vedi sotto – la trama? Fatta a pezzi, come la lingua che non parlo che non spiego che non vivo più. Da molto: tempo non visto.
Chiaro che non è: moglie, madre, merenda. Non è, non vuole [I want it no more]. Chi è mantice si suona, si attacca al fiato per note: la vocale chiara – è su larga scala [ha fame, ha sonno. È stanca…]. Di fatto: noi non siamo. Dati per voi: quanto basta? Tanto non tuono mai abbastanza. Tutto è rimesso! Io è prima: vera, persona, la volta – senza chiave. Non gira, non quadra, non tonda. Fissa una doppia, una tripla: un’altra stanza – per mutare i canti [la dama del lago].
Forse era meglio dal vero [ritratta e ritratta: nessuno la vede], ma solo il vaso rese giustizia – cenere azzurra, vaniglia, corolla! Musa che faceva: la gatta si diverte. Lei non incide come si deve [e quali tavole? chi comanda, chi raccomanda] e recita fuori dalle righe. Io amo fino all’apice [lui dice…]. Non mi soccorre. Mi dispiace: verso. Un altro calice.
In quieta anabasi: noli me tangere – ho ancora una penna e pure le ali. Voci sante e croci lente.
[poso il lobo, l’obolo pesa: chi sente – paga!], passo la mano: scrivi!
Decanti tu, per me? Trapasso nel metro, scolpire il timpano – ti regge l’arco di Bellezza? E il segreto qual è? Dire bene e dire come? Ricordi la battuta? E «cosa vuoi fare da grande»? Il pezzo di carne? Bevi cara, tutto in gola! L’unico lavoro – per una donna di mestiere. Non ti seduco e non ti porto con me. Traduci il vento, se puoi. Non mi vedi? Il faro che voglio puntare è un terzo: un metro di bronzo. E la campana del miraggio suona per me: quarta di copertina, quinta praticabile e sesto senso (da i titoli!). Marcia continua, cambia direzione e vi stipa in vano di specchi. Vedi sotto – la trama? Fatta a pezzi, come la lingua che non parlo che non spiego che non vivo più. Da molto: tempo non visto.
Chiaro che non è: moglie, madre, merenda. Non è, non vuole [I want it no more]. Chi è mantice si suona, si attacca al fiato per note: la vocale chiara – è su larga scala [ha fame, ha sonno. È stanca…]. Di fatto: noi non siamo. Dati per voi: quanto basta? Tanto non tuono mai abbastanza. Tutto è rimesso! Io è prima: vera, persona, la volta – senza chiave. Non gira, non quadra, non tonda. Fissa una doppia, una tripla: un’altra stanza – per mutare i canti [la dama del lago].
Forse era meglio dal vero [ritratta e ritratta: nessuno la vede], ma solo il vaso rese giustizia – cenere azzurra, vaniglia, corolla! Musa che faceva: la gatta si diverte. Lei non incide come si deve [e quali tavole? chi comanda, chi raccomanda] e recita fuori dalle righe. Io amo fino all’apice [lui dice…]. Non mi soccorre. Mi dispiace: verso. Un altro calice.
In quieta anabasi: noli me tangere – ho ancora una penna e pure le ali. Voci sante e croci lente.
Sorte: albe che mi destino…
L’uomo che è homo ha perso. La parola virile è: silenzio di ordini. Io so e solo devo: la pasta della mia chitarra. Spazio è confusione di stelle: ho alzato [quanta?] polvere per essere. E tornare. Perfetta cometa e non come te, fisso nel chiodo che appendi al muro. La mia pelle è segno. Grazie, mi tengo il cappello, vi lascio il carro, incalzo: gli stivali! Chi screma a piedi nudi? I miei vecchi tacchi alti, il Mio Salto: in punta di lingua, in punta di spada, in punta di spillo [sempre in alto, sempre al bordo]. Pericolo: vacillo, il germe rende affetti. Il morbo chiama e mi saluta: quanti giri di boia? Serve corda? Hai del fuoco? Brucia: la candela del rito – c’era.
Chi? Non importa, dimentica.
Però che bella luce, quando è esplosa.
***
Amen Omen
E fu. L’ inizio: un soffio
strazio che [e sfuma, lento]
la ricerca la risposta:
si trova nel perché nudo
[è nudo di punto – luce]
da dove a dove, tu? è verso
che non afferro che non affermo
Vecchi amici [in breve – vecchi]:
persi nell’arco di un tramonto
Amen Omen [il tuo volto – ancora?]
Amen Omen [la mia volta – ancora?]
Amen Omen [il tuo volto – ancora?]
Amen Omen [la mia volta – ancora?]
Essere privi [e sere senza…]
La vita possibile: è tutto – è
dolce è felice è [a prima vista!]
Di te: la voce ritorna
Mille e una vita: io vivo in un giorno
[ogni fiato è una piccola morte di me]
***
Ascolto: un soffio [piano perde polpa]
***
Il silenzio è parola [la più pura
è quella che lasci, l’addio che non riesci]
Di te: il mondo ha posto
nelle mie vene – un accordo a vuoto
[la voce muta] è tutto. E rimane?
***
Ascolto: un soffio [piano perde polpa]
***
Il silenzio è parola [la più pura
è quella che lasci, l’addio che non riesci]
Di te: il mondo ha posto
nelle mie vene – un accordo a vuoto
[la voce muta] è tutto. E rimane?
Amen Omen
***
E sia presagio.
Il mio logo: glifo del segno.
De pinna De penna
Lei aveva scritto: FINE DEL PESCE AZZURRO
Chiara Daino
[da Sàrxophone, Amen Omen, Ben Harper]
Il mio logo: glifo del segno.
De pinna De penna
Lei aveva scritto: FINE DEL PESCE AZZURRO
Chiara Daino
[da Sàrxophone, Amen Omen, Ben Harper]
2 commenti:
CIAO CHIARA
SCUSA PER IL DISTURBO , IO SONO LA SFEGATATA BUSIANA
PURTROPO NN TI HO TROVATO NELLA PAGINA DI ALDO BUSI , COSI0 HO PENSATO ,FAMMI UN PO' VEDERE SE SUL MOTORE DI RICERCA DI GOOLGE , LA TROVO?
CASPITA SEI BRAVISSIMA STAVO LEGGENDO IL TUO NLOG( PERDONAMI SAI ,SONO MOLTO IGNORANTE A TAL PROPOSITO E NON SO SE SIA CORRETTO PARLARE DI UN BLO )
COMUNQUE SIA , MI PIACE MOLTO QUELLO CHE SCRIVI
BE ' CERTO ,LE PERSONE CHE APPREZZANO ALDO BUSI , HANNO TUTE UNA MARCIA IN PIU ' GIUSTO?
CIAO CHIARA ,PERDONAMI PER AVERTI DISTURBATO ,UN BACIO
DANIELA
Dolcissima Daniela,
tu non disturbi MAI!
e ricorda che IGNORANTI sono solo quelli che ignorano le emozioni, la Bellezza della vita, il brivido caldo del mondo e le ciglia di un bambino...
quanti "hanno studiato" e non sanno neanche cosa voglia dire ESSERE UMANO...
Ti ringrazio per ogni parola, per la tua passione, per la forza genuina che mi trasmetti...
tu sei un regalo di Aldo - perché lui ti ha portato a me...
ancora: grazie e a presto
Felice tutto
Chiara
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