SCUSATE SE SONO
stanca
SCUSATE SE SONO
costole e catrame
macello e mulino
irritata e irritante
un suono molesto
[ in sottofondo ]
Scusate chi si scusa. Per essere. Per avere. Ho una pessima reputazione da difendere [ Angelo mio non dire mai quando mi hai vista piangere, non dire mai quanto hai visto dietro la maschera, a luci spente, lontano dal palco. Tu non dire mai, Angelo mio. E se mai ti faranno piangere, vieni da me: saprò difenderti perché saprò vederti ].
Scusate gli amici, i pochi giganti – che mi seguono: il mio paziente corteo funebre – mi veglia mi vigila – nel tiro della fune, per strappare sorrisi ai sorsi, per sollevare [ e trattenere ]. Scusate il disturbo, ogni mio rapporto malato, scusate se scrivo, la fuga di pensieri e la perdita della memoria. Scusate se ho scelto di vivere: tutte le voci. E nessuna logica comune. Scusate la matrice quadrata e invertibile, il numero delle incognite [ Kramer contro Cramer ]. Ho un personaggio scomodo e un personaggio ingombrante, un ruolo maschile e una parte femminile: Gavroche e Vivien. E il coro non è completo: nuovi copioni mi preparano nuovi caratteri. E continuo a cercare un solo sublime silenzio. Per sentire, capire dove: mi sono persa. Mi sto chiamando piano, sempre meno: il mio nome magro. Non riceve bene. Solo le urla: sono forti e chiare. Il segnale verticale e di pericolo. E scusate il ritardo con cui rispondo: ero in equilibrio precario, dondolo di Eco e pendolo di Ego. Non ho ancora deciso – e “porto il peso: perdendo peso”…
Scusate l’ago teso dei miei occhi tristi. Scusate la pretesa [ perché non vedete? ]: non è da tutti, non è per tutti – andare oltre la pelle. Scusate se sono e non sono. Se dico per tacere. Se maschero la morte: piccoli e perfidi trucchi. E avere un motivo, uno in più – per farmi male. Candida carogna. Scusate il corpo facile e la natura fragile: la pazzia e il panico, il coltello e la carezza, il peccato e la purezza. La mia paura doppia: essere forte, essere debole. Un cuore di metallo e un cuore di cristallo. Due fantasmi e un teschio solo.
SCUSATE SE SONO
scivolo: sciacallo
[ si nonima strega ]
grano rosso al grammo
al chilo al chi lo dice la
dice: macchia carnefice
SCUSATE SE SONO
complesso di cocci
che chiamo – carne
di corvo diadema
ematoma: in gola
le nocche e livide
per dita che crema
gialla e bionda
grumo e di bile
lamia pancia piatta
dama dirà due dardi
uno di piombo e uno
di vetro rotto a forza
mai una scheggia, una sola. È senza sede e secca: in gola. Mai doma, non siede composta: la fame non sazia di un gesto… [ toglimi tutto, ma lasciami, lascia per me: un abbraccio che non ti serve ]. Fai finta di nulla e dimentica: lascia in cantina un abbraccio che non indossi più. Lascialo lì, lì per me, per molto meno: ho amato qualcuno…
E congela…
Più tossica del tabacco – che fuma che confonde [ e si nasconde meglio il cecidio: il costume di scena ]. Se vi pare, si chiude: SIPARIO!
Non ancora. Un atto ancora. Dopo l’applauso si chiede scusa. Non voglio scendere. Non voglio spegnere. È questa: casa mia. Aspetto qualcuno. Signore mi scusi: la mancata simmetria e la visione distorta: un occhio per vedere vicino e un occhio per leggere lontano. Una mano che trema e una mano che taglia. Un piede sulla luna e un piede sotto terra. Una testa di Cazzo e una testa di Medusa. Signora mi scusi se pecco di pioggia: e amo le tempeste. E scusate lo sfogo e lo sfregio, se la bocca di Rosa ha licenziato il Riso [ e si scatena – fuori ]. Scusate se sono: e sbaglio. Se sbocco, se sillabo fuori tempo, fuori luogo. Il mio oggi è obbligo: «chiedi scusa al sistema!», «rendi grazie allo sperma!», «tieni la bocca chiusa!», «tieni a freno l’istinto!». CHIEDI SCUSA! E SALUTA! Scusa Scusa Scusa! Salve Salve Salve! Non basta? Non basta! Sei senza scuse… Non importa, in fondo: «perdono» è una parola – che muta. Cambia il come, cambia il dove. L’accento è tratto! E separa un momento felice… E ti ricordo. E grazie per quella canzone! E… quasi quasi mi dimenticavo…
SCUSATE SE SONO
due volte tanto
due volte troppo
SCUSATE SE SONO
pessima compagnia
compagna peggiore
SCUSATE SE SONO
stanca
SCUSATE SE SONO
costole e catrame
macello e mulino
irritata e irritante
un suono molesto
[ in sottofondo ]
Scusate chi si scusa. Per essere. Per avere. Ho una pessima reputazione da difendere [ Angelo mio non dire mai quando mi hai vista piangere, non dire mai quanto hai visto dietro la maschera, a luci spente, lontano dal palco. Tu non dire mai, Angelo mio. E se mai ti faranno piangere, vieni da me: saprò difenderti perché saprò vederti ].
Scusate gli amici, i pochi giganti – che mi seguono: il mio paziente corteo funebre – mi veglia mi vigila – nel tiro della fune, per strappare sorrisi ai sorsi, per sollevare [ e trattenere ]. Scusate il disturbo, ogni mio rapporto malato, scusate se scrivo, la fuga di pensieri e la perdita della memoria. Scusate se ho scelto di vivere: tutte le voci. E nessuna logica comune. Scusate la matrice quadrata e invertibile, il numero delle incognite [ Kramer contro Cramer ]. Ho un personaggio scomodo e un personaggio ingombrante, un ruolo maschile e una parte femminile: Gavroche e Vivien. E il coro non è completo: nuovi copioni mi preparano nuovi caratteri. E continuo a cercare un solo sublime silenzio. Per sentire, capire dove: mi sono persa. Mi sto chiamando piano, sempre meno: il mio nome magro. Non riceve bene. Solo le urla: sono forti e chiare. Il segnale verticale e di pericolo. E scusate il ritardo con cui rispondo: ero in equilibrio precario, dondolo di Eco e pendolo di Ego. Non ho ancora deciso – e “porto il peso: perdendo peso”…
Scusate l’ago teso dei miei occhi tristi. Scusate la pretesa [ perché non vedete? ]: non è da tutti, non è per tutti – andare oltre la pelle. Scusate se sono e non sono. Se dico per tacere. Se maschero la morte: piccoli e perfidi trucchi. E avere un motivo, uno in più – per farmi male. Candida carogna. Scusate il corpo facile e la natura fragile: la pazzia e il panico, il coltello e la carezza, il peccato e la purezza. La mia paura doppia: essere forte, essere debole. Un cuore di metallo e un cuore di cristallo. Due fantasmi e un teschio solo.
SCUSATE SE SONO
scivolo: sciacallo
[ si nonima strega ]
grano rosso al grammo
al chilo al chi lo dice la
dice: macchia carnefice
SCUSATE SE SONO
complesso di cocci
che chiamo – carne
di corvo diadema
ematoma: in gola
le nocche e livide
per dita che crema
gialla e bionda
grumo e di bile
lamia pancia piatta
dama dirà due dardi
uno di piombo e uno
di vetro rotto a forza
mai una scheggia, una sola. È senza sede e secca: in gola. Mai doma, non siede composta: la fame non sazia di un gesto… [ toglimi tutto, ma lasciami, lascia per me: un abbraccio che non ti serve ]. Fai finta di nulla e dimentica: lascia in cantina un abbraccio che non indossi più. Lascialo lì, lì per me, per molto meno: ho amato qualcuno…
E congela…
Più tossica del tabacco – che fuma che confonde [ e si nasconde meglio il cecidio: il costume di scena ]. Se vi pare, si chiude: SIPARIO!
Non ancora. Un atto ancora. Dopo l’applauso si chiede scusa. Non voglio scendere. Non voglio spegnere. È questa: casa mia. Aspetto qualcuno. Signore mi scusi: la mancata simmetria e la visione distorta: un occhio per vedere vicino e un occhio per leggere lontano. Una mano che trema e una mano che taglia. Un piede sulla luna e un piede sotto terra. Una testa di Cazzo e una testa di Medusa. Signora mi scusi se pecco di pioggia: e amo le tempeste. E scusate lo sfogo e lo sfregio, se la bocca di Rosa ha licenziato il Riso [ e si scatena – fuori ]. Scusate se sono: e sbaglio. Se sbocco, se sillabo fuori tempo, fuori luogo. Il mio oggi è obbligo: «chiedi scusa al sistema!», «rendi grazie allo sperma!», «tieni la bocca chiusa!», «tieni a freno l’istinto!». CHIEDI SCUSA! E SALUTA! Scusa Scusa Scusa! Salve Salve Salve! Non basta? Non basta! Sei senza scuse… Non importa, in fondo: «perdono» è una parola – che muta. Cambia il come, cambia il dove. L’accento è tratto! E separa un momento felice… E ti ricordo. E grazie per quella canzone! E… quasi quasi mi dimenticavo…
SCUSATE SE SONO
due volte tanto
due volte troppo
SCUSATE SE SONO
pessima compagnia
compagna peggiore
SCUSATE SE SONO
sudario e sicario
il palco il pugno
e stiva e sangue
SCUSATE SE SONO
Chiara
[ Va bene così? ]
il palco il pugno
e stiva e sangue
SCUSATE SE SONO
Chiara
[ Va bene così? ]
4 commenti:
'scusa se sono: e sbaglio'
grazie per ricordarci che lo 'sbaglio' è una deviazione del prima - del aver saputo già - di ciò che credevamo fatto - di un a priori mai tenuto.
un abbraccio
alessandro ghignoli
A te, Alessandro
rendo grazie per ogni reciso - colto... per ogni ... oltrepassare l'oltre!
Bacio nel dove sei
Chiara
Un abbraccio, Chiara -cascata di parole/segni. Briciole di pane lungo il sentiero/sassi. Ti accompagno, da lontano.
liliana
Abbraccio nell'a presto, Liliana, mano tesa - che tiene.
*Oltre la siepe* - sei e sai.
Chiara
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